Cinto Caomaggiore (
Cint in
friulano occidentale[3][4],
Sinto in
veneto) è un
comune italiano di 3 243 abitanti della
città metropolitana di Venezia in
Veneto. Fa parte dell'ex
mandamento di Portogruaro: l'ente territoriale è stato istituito con Decreto del
Regno d'Italia del 29 aprile 1806 "Decreto riguardante l'organizzazione in dipartimenti degli Stati Veneti".
Nel referendum consultivo del 26 e 27 marzo
2006 il 59,79% degli aventi diritto ha manifestato la volontà di passare sotto l'amministrazione regionale del
Friuli Venezia Giulia (
provincia di Pordenone).
Geografia fisica
Il territorio comunale si trova nella pianura friulano-veneta, nella
cerniera che collega l'alta pianura pordenonese e la bassa pianura
portogruarese. Il terreno è generalmente pianeggiante, tende ad
abbassarsi nel centro del paese e lungo i corsi d'acqua.
Il comune è attraversato dai fiumi
Caomaggiore e
Reghena,
di cui lo stesso Caomaggiore è affluente, e da molteplici canali, i più
importanti: il Melon, il Suiedo, il Lison, il Trator e il San Piero
(vecchio corso del fiume Reghena, prende il nome da una piccola
chiesetta che esso costeggia). Il sottosuolo è attraversato da un ramo
del
Tagliamento
che alimenta le diverse risorgive che interessano il comune, ed in
particolare "i Laghi di Cinto", delle ex cave di ghiaia oggi allagate,
questi laghetti artificiali sono ricchi di fauna acquatica e fanno da
tappa per molti volatili.
Si estende su una superficie di 21,47 km², da un'altitudine minima di 6 metri, ad una massima di 8 metri
s.l.m..
Storia
Origini
Cinto Caomaggiore ha probabilmente origini romane, il nome Cinto sembra infatti che derivi da
ad quintum, ovvero a 5 miglia da
Concordia Sagittaria, il più importante centro abitato dell'epoca in zona. Esiste, però, un ulteriore ipotesi che fa derivare il nome da
Cintum,
ovvero, luogo cintato da mura. D'altro canto in alcuni documenti
medioevali catastali si fa riferimento alla Villa di Cinto con la parola
Cintho o
Curto. Come si può desumere tuttora non si è
trovata ancora un'origine certa del nome. Associazioni culturali e
sportive sono attive in Cinto Caomaggiore , tra queste anche un settore
di particolare interesse archeologico,una testimonianza dei reperti di
epoca preromana e romana.Il volume con le raccolte dei dati, le
illustrazioni, le foto dei rinvenimenti antichi e le mappe si possono
consultare nella biblioteca comunale e sono stati eseguiti da Luigi
Rossi, botanico, topografo e ricercatore, con la collaborazione di Livio
Marcorin.
La seconda parte del nome
Caomaggiore deriva invece dall'omonimo fiume
Caomaggiore
che attraversa il territorio del paese. A sua volta sembra derivi da
"Campo Maggiore", forse denominazione di un terreno limitrofo al fiume.
Dall'epoca romana al Medioevo
Diversi reperti archeologici rivelano che l'area occupata dal Comune di Cinto Caomaggiore fosse interessata alla presenza dei
Romani già nel I secolo d.C., rappresentava un punto di passaggio per giungere a
Iulia Concordia (attuale
Concordia Sagittaria).
Già territorio sottoposto all'Agro Concordiese, il legame con la città
romana si sarebbe poi rafforzato alla fine del IV sec., con la
fondazione della diocesi di Concordia (attuale
diocesi di Concordia-Pordenone) da parte del
vescovo di Aquileia, la cui autorità non venne comunque meno, anzi, in seguito la rafforzò gestendo il territorio mediante propri Gastaldi.
Dopo la
caduta dell'Impero romano d'Occidente, in un periodo condito di scorribande barbariche e di straordinarie alluvioni (in vari momenti, i fiumi
Tagliamento e
Livenza erano divenuti un unico
fiume), con la costituzione del
Ducato Friulano del Regno dei Longobardi nel
568, il territorio di Cinto Caomaggiore viene inserito nell'ambito territoriale di questo. Con l'avvento dei
Franchi e la costituzione del
Sacro Romano Impero, il Ducato Friulano è soppresso e nel 3 aprile
1077 sostituito dal
Patriarcato di Aquileia.
Così anche il territorio di Cinto Caomaggiore diviene parte integrante
del nuovo soggetto politico. Ciò è comprovato dal fatto che i
Patriarchi di Aquileia dal quel momento in poi avrebbero nominato un proprio
Gastaldo, curatore dei Beni patriarcali, per l'allora Villa di Cinto.
All'interno dell'Amministrazione patriarcale le Ville di Cinto e
Settimo (attuale località del Comune) vengono inserite nella Gastaldia
di
San Vito al Tagliamento. In seguito, tale
Gastaldia sarebbe stata divisa nell'ambito del Patriarcato tra la
Gastaldia di
Meduna, a cui fu aggregata la Villa di Cinto e la
Gastaldia di San Vito, a cui fu aggregata la Villa di Settimo. Il 3 maggio
762 i fratelli Erfo e Marco, figli di Piero, Duca del
Friuli, donano all'
abbazia benedettina di Santa Maria in Silvis, collocata a
Sesto al Reghena
(comune limitrofo a Cinto e Settimo), tutti i loro beni parte dei quali
si trovano anche a Settimo. È un fatto importante poiché attrarrà la
Villa di Settimo sotto il controllo dell'abate sestense.
La dominazione veneziana
Nel
1420 il Patriarcato venne assorbito dalla
Repubblica di Venezia.
All'interno del nuovo soggetto politico i Territori del Patriarcato,
compreso quindi le Ville di Cinto e Settimo, vennero riuniti nella
Patria del Friuli,
che nella pratica rappresentava l'ente amministrativo sostitutivo del
Patriarcato. È utile rilevare che la Repubblica lasciò ampia autonomia
al nuovo ente, in particolare lasciò sopravvivere il Parlamento del
Friuli, organo costituito dai rappresentanti delle città friulane, tra
le quali vi era
Portogruaro che vantava un proprio seggio.
La dominazione napoleonica e austriaca e l'annessione al Regno d'Italia
Con l'avvento di Napoleone nel
1797 (
trattato di Campoformio) la Repubblica di Venezia cessò di esistere e i relativi territori, tra cui la
Patria del Friuli, furono assorbiti dall'
Impero Austriaco. La Patria del Friuli fu trasformata insieme ai suoi territori, tra cui le Ville di Cinto e Settimo, nella
Provincia del Friuli con sede a
Udine. Nel
1805 fu annessa al
Regno d'Italia dell'
Impero Francese.
Questo è un periodo importante poiché Cinto e Settimo inizialmente furono inserite nel
Dipartimento del Tagliamento (grosso modo le attuali Province di Treviso e Pordenone), in seguito nel Cantone di
Portogruaro che con un regio decreto del 1806 veniva aggregato insieme al Cantone di
Aquileia al Dipartimento dell'Adriatico di Venezia, ovvero la futura
Provincia di Venezia. Le motivazioni che portarono i francesi a strappare questi territori friulani dal
Dipartimento di Passariano, ovvero l'ente successore della
Patria del Friuli, riguardavano il rischio di rendere il
Dipartimento Adriatico meno importante di quelli confinanti, in particolare del Dipartimento di Passariano.
I francesi mal vedevano il fatto di ridurre Venezia, dall'estesa e
potente Repubblica che fu, ad una semplice e ridotta provincia del
Regno. Tutto ciò in contrasto con le realtà friulane di Portogruaro e
Aquileia. È un periodo di intense riforme locali, che miravano a
rigenerare un'area sostanzialmente disarticolata ed economicamente
stagnante. Con l'introduzione dell'istituto municipale, le
Ville
di Cinto e Settimo furono unificate nel Comune di Cinto Caomaggiore.
Tale ente comunale subì parecchie modifiche territoriali. Infatti,
determinandosi una politica amministrativa che promuoveva la
costituzione di Comuni con un minimo di abitanti elevato, a Cinto furono
annessi i Comuni contigui di
Gruaro e
Pramaggiore,
in seguito si procedette comunque alla relativa separazione. Non mancò
neppure la fusione in unico Comune di tutto il mandamento portogruarese e
la relativa tempestiva dissoluzione.
Nel
1815 col
congresso di Vienna si sancì l'appartenenza degli ex territori della Repubblica di Venezia all'
Impero Asburgico. La nuova amministrazione austriaca trasformò il Dipartimento di Passariano nella
Provincia di Udine, alla quale restituì solo Aquileia. Infatti, all'ex Dipartimento Adriatico, divenuto Provincia di Venezia, rimase il
Mandamento di Portogruaro, a cui erano aggregate Cinto e Settimo. La motivazione di tale decisione rimaneva simile a quella francese.
Nel
1866 i territori delle Venezie furono annessi dal
Regno d'Italia, che lasciò l'organizzazione amministrativa sostanzialmente immutata.
Nel
1867 il comune di Cinto assunse la denominazione di "Cinto Caomaggiore"
[10].
Con l'avvento delle bonifiche delle terre del
portogruarese
emerse l'esigenza di nuova e abbondante manodopera che le popolazioni
autoctone del portogruarese non potevano soddisfare. È così che ha
inizio una nuova pagina anche per il Comune di Cinto Caomaggiore.
Numerose famiglie vicentine e padovane raggiunsero il mandamento e si
distribuirono in esso. Si costruirono grandi case coloniche, i paesi
cambiarono fisionomia, la secolare stasi di Cinto come del Portogruarese
sembrava aver ricevuto finalmente una scossa. Ma arrivano le due Guerre
e le relativi crisi. La
Resistenza coinvolse anche Cinto e Settimo, anche se in paese non si distinsero eventi di rilevante interesse.
Il dopoguerra
Con l'
Assemblea Costituente del
1946, nel disegnare i confini del
Friuli Venezia Giulia fu proposto di effettuare un
referendum per l'aggregazione del Mandamento di Portogruaro alla Regione costituenda nell'ambito della futura
Provincia di Pordenone,
fatto che gli amministratori locali vedevano positivamente, ma col
rinvio della costituzione della Regione del Friuli-Venezia Giulia
finalizzato all'atteso ritorno di
Trieste all'Italia, il progetto referendario fu dimenticato.
Nel frattempo il Comune vive l'emigrazione della popolazione verso
Svizzera,
Francia,
Germania,
ecc. Grazie a questi emigranti si diffonde nel paese un certo
benessere, pur restando ad economia sostanzialmente rurale. L'effetto
del boom economico degli anni cinquanta si fa sentire anche a Cinto e
Settimo. Nel Pordenonese nascono nuove industrie tra cui la
Zanussi, che necessitano di manodopera. È così che inizia una nuova fase di pendolarismo per i Cintesi, che si recano a
Pordenone per lavorare. Nel
1953
nasce la più importante fabbrica del paese, la B.P.T. (Brevetti Plozner
Torino). Rimane comunque l'agricoltura il settore determinate per il
Comune.
Negli
anni sessanta
nella vicina Pordenone si fanno sentire i richiami per costruire una
nuova e grande Provincia del Friuli Occidentale, comprendente la stessa
Pordenone e Portogruaro, ma non prende forma un vero e proprio movimento
aggregazionista.
Negli anni settanta la popolazione conosce un scolarizzazione
secondaria incrementata, aumentano gli artigiani e inizia a cambiare la
struttura del nucleo familiare, in sostanza iniziano a disgregarsi le
grandi famiglie delle case coloniche e i relativi figli trovano lavoro
nelle fabbriche vicine.
Negli anni ottanta le amministrazioni comunali cintesi scelgono di
sviluppare i settori agricolo ed ambientale. Contrariamente, i comuni
limitrofi operano una politica industriale. È una scelta importante, ma
altrettanto impegnativa, che determinerà un deficit per l'economia del
Comune. Tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta lo
sviluppo mancato e costi di amministrazione dei servizi elevati legati a
tagli nei trasferimenti pubblici sempre più frequenti sono alla base di
una nuova proposta: la fusione dei Comune di Cinto Caomaggiore con i
Comuni limitrofi, a est Gruaro e a ovest Pramaggiore.
La causa friulanista
Nel
1989 la causa friulanista si riaccende, i Comitati Locali del
mandamento portogruarese, tra cui quello di Cinto Caomaggiore con rappresentanti e fondatori del movimento "Dai monti al Mare" (in seguito rinominato
Movimento Provincia di Pordenone Portogruaro)
Tarcisio Zorzi e Giampietro Del Gallo ricominciano la battaglia per la
riunificazione del Mandamento col Friuli. Nonostante i duecento anni di
convivenza veneta, i 1238 anni di unione col
Friuli si fanno sentire. Seguirono i
referendum
consultivi autogestiti in vari comuni tra cui Cinto Caomaggiore del
1991, in cui la maggioranza della popolazione dichiarava la volontà di
riunificazione. Risultato rispecchiato anche negli altri Comuni (
Annone Veneto,
Pramaggiore,
Gruaro,
Teglio Veneto e
San Michele al Tagliamento).
Non fu possibile effettuare all'epoca il
referendum
a norma dell'art. 132, comma 2 della Costituzione a causa del pesante
procedimento previsto dalla legge sui referendum (legge 25 maggio 1970,
n. 352) che all'articolo 42, comma 2, prescriveva la delibera del
Consiglio comunale del comune interessato corredata da tante delibere di
comuni o province che rappresentassero un terzo della popolazione della
regione d'appartenenza e tante altre della regione di destinazione. Con
la riforma costituzionale del 2001 la ridefinizione dell'articolo 132,
comma 2, fu alla base della sentenza della
Corte Costituzionale n°334 del 2004 che dichiarò illegittima la prescrizione relativa al “corredo della delibera”.
Così nel 2005 il Comune di Cinto Caomaggiore deliberò a favore del
referendum,
effettuato poi nel 26 e 27 marzo 2006. Il 59,79% degli iscritti andò a
votare, e di questi il 91,5% chiese l'aggregazione con il Friuli. Con
tale referendum inizia il procedimento istituzionale che prevede un
disegno di legge ministeriale che prescriva il distacco-aggregazione, i
pareri dei due Consigli regionali del Veneto e del Friuli Venezia
Giulia, e la legge della Repubblica. Il Ministro degli Interni ha già
redatto il disegno di legge costituzionale (essendo coinvolta una
regione a statuto speciale,
il ministero ha preferito derogare alla norma che prevede la redazione
di un disegno di legge ordinaria) e la regione Friuli - Venezia Giulia
ha già emesso parere favorevole all'ingresso di Cinto Caomaggiore nel
proprio territorio.